Operazione “Farmabusiness”, 19 arresti
Oggi, in provincia di Catanzaro, Crotone e Roma, i Carabinieri del Comando Provinciale di Catanzaro e del Comando Provinciale di Crotone hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Catanzaro su richiesta di questa Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – nei confronti di 19 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori, tentata estorsione, ricettazione e violenza o minaccia a un pubblico ufficiale. Il provvedimento trae origine da due attività investigative convergenti, sviluppate rispettivamente dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Catanzaro e del Nucleo Investigativo di Crotone, dirette e coordinate dal Procuratore della Repubblica, Dott. Nicola GRATTERI, dal Procuratore Aggiunto, Dott. Vincenzo CAPOMOLLA e dai Sostituti Procuratori Dott.ri Paolo SIRLEO e Domenico GUARASCIO. Le emergenze investigate hanno riguardato l’operatività della cosca di ‘ndrangheta GRANDE ARACRI di Cutro (KR) nell’area di origine e nel territorio catanzarese, con particolare riferimento alle iniziative imprenditoriali avviate in quest’ultima provincia mediante il reimpiego di capitali della cosca.
In particolare, gli elementi raccolti nel corso delle indagini hanno permesso di: – definire i nuovi assetti della cosca GRANDE ARACRI dopo le operazioni che ne hanno colpito i principali esponenti e lo stesso capo GRANDE ARACRI Nicolino; – documentare la realizzazione e l’operativa da parte degli indagati, attraverso la preliminare intestazione fittizia di beni e utilità, di una rilevante progettualità imprenditoriale tesa al reimpiego dei proventi illeciti della citata cosca, attraverso la costituzione di una società, con base a Catanzaro, finalizzata alla distribuzione all’ingrosso di prodotti medicinali mediante una rete di punti vendita costituiti da farmacie e parafarmacie ( 20 in Calabria, 2 in Puglia e 1 in Emilia Romagna); – accertare il supporto fornito alla consorteria, specie nella fase di avvio della suddetta progettualità, di esponente politico istituzionale della Regione Calabria, il cui intervento, contraccambiato anche con il sostegno della cosca alle elezioni regionali del novembre 2014, è stato decisivo per favorire e accelerare l’iter burocratico inziale per ottenere le necessarie autorizzazioni; – accertare il ruolo di professionisti ed imprenditori nella realizzazione del programma della cosca con riguardo al perseguimento dei vantaggi economici nei diversi settori imprenditoriali di interesse; Le indagini hanno consentito di ricostruire anche specifici episodi intimidatori, tanto riconnessi alla realizzazione dell’iniziativa imprenditoriale del sodalizio, quanto con specifico scopo estorsivo, oltre che la disponibilità di numerose armi.
L’operazione “Farmabusiness”, che ha portato in carcere il presidente del Consiglio regionale della Calabria Domenico Tallini, ha svelato i retroscena degli affari della cosca Grande Aracri e i collegamenti con la politica. Sono 25 le persone indagate e 19 le persone per cui è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare.
Questi i nomi dei diciannove arrestati
Il carcere è stato disposto nei confronti di Santo Castagnino, 58 anni, residente a Mesoraca; Giuseppe Ciampà, 42, residente a Cutro; Elisabetta Grande Aracri, 38 anni, di Cutro; Salvatore Grande Aracri, 34 anni, di Cutro; Salvatore Grande Aracri, 41, di Brescello; Gaetano Le Rose, 48 anni, di Cutro; Giuseppina Mauro, 66, di Cutro; Pancrazio Opipari, 45 anni, di Sellia Marina; Francesco Salvatore Romano, 32, di Cutro; Domenico Scozzafava, 39, di Catanzaro; Leonardo Villirillo, 53, di Crotone.
Agli arresti domiciliari sono finiti: Pasquale Barberio, 75 anni, di Isola Capo Rizzuto; Paolo De Sole, 46, di Cesena; Domenico Tallini, 68, di Catanzaro; Raffaele Sisca, 48, di Crotone; Domenico Grande Aracri, 55, di Cutro; Patrizio Tommaso Aprile, 55, di Catanzaro; Maurizio Sabato, 54, di Catanzaro; Donato Gallelli, 45, di Catanzaro.
La DDa: “Da Tallini contributo concreto al clan”
Domenico Tallini, presidente del Consiglio regionale della Calabria arrestato stamane nell’ambito dell’operazione “FarmaBusiness” dei carabinieri del comando provinciale di Catanzaro con il coordinamento della Dda del capoluogo calabrese, avrebbe fornito al clan Grande Aracri, pur non facendone organicamente parte, “un contributo concreto, specifico e volontario per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operative dell’associazione, con la consapevolezza circa i metodi e i fini dell’associazione stessa”. Lo scrivono gli inquirenti negli atti dell’inchiesta. Tallini, sempre secondo l’accusa, avrebbe promesso e assicurato, in cambio del sostegno elettorale, la sua disponibilità nei confronti del sodalizio. In qualità di assessore regionale si sarebbe adoperato intervenendo al fine di velocizzare l’iter di costituzione del Conosrzio Farma Italia e della società Framaeko srl, attive nel settore della commercializzazione dei farmaci da banco. Il clan lo avrebbe sostenuto in occasione delle elzioni regionali del 23 novembre 2014.
Tallini, scrivono ancora gli inquirenti, “pur consapevole del reimpiego di capitali illeciti, provenienti dal delitto associativo di stampo ‘ndranghetistico, concorreva nei progetti commerciali inerenti alla distribuzione dei farmaci” imponendo anche l’assunzione del figlio Giuseppe e il suo ingresso nella Farmaeko come consigliere “così – si legge negli atti dell’indagine – da contribuire all’evoluzione dell’attività imprenditoriale del Consorzio farmaceutico, fornendo il suo contributo nonché le sue competenze e le sue conoscenze anche nel procacciamento di farmacie da consorziare”. In questo modo, continuano gli inquirenti, “rafforzava la capacità operativa del sodalizio nel controllo di attività econmiche sul territorio, incrementando la percezione della capacità di condizionamento e, correlativamente, di intimidazione del sodalizio, accrescendo la capacità operativa e il prestigio sociale e criminale” del clan.
Oltre che del rilascio delle autorizzazioni necessarie all’avvio delle attività, l’allora assessore regionale si sarebbe interessato anche alle questioni logistiche dell’operazione, come l’individuazione e l’acquisto del capannone da adibire a sede del consorzio, individuato in una zona periferica della città, nelle vicinanze del palazzo della Regione. Le intercettazioni testimonierebbero sopralluoghi e incontri fra l’esponente politico e altri indagati oltre ai contatti telefonici, nonostante gli indagati tentassero di aggirare eventuali controlli utilizzando sistemi come Whatsapp e Viber.